domenica 5 febbraio 2012

Il tecnico e quegli incontri a quattro

Italia e Grecia da sempre racchiudono un insieme di similitudini. Stessa cultura mediterranea, scambi culturali e commerciali che risalgono all’età antica, e da novembre 2011, stesso tipo di governo tecnico guidato dallo stesso tipo di persona con la stessa formazione. È la qualità di questa ultima similitudine che sconcerta. In settimana, il premier greco Papadeimos ha chiamato in rassegna i tre leader che appoggiano il suo governo in Parlamento: Karagiannis (LAOS, ultra destra), Papandreou (PASOK, centro-sinistra) e Samaras (ND, centro-destra). Più che una convocazione per un colloquio, una presa di coscienza del fatto compiuto: così si deve fare e non c’è bisogno che diciate altro.
In questi stessi giorni convulsi, il premier Monti richiama il terzetto ABC (Alfano, Bersani e Casini) per proporre la stessa non-alternatività di scelte dal sapore vagamente pubblicitario come “Salva Italia” o “Cresci Italia”. In entrambi i Paesi, tre sono le forze politiche coinvolte e racchiudono una maggioranza interna all’arco costituzionale (così si sarebbe chiamata in tempi democristiani) che non ha alcun precedente.

Qui non si tratta solo dell’abdicazione della politica al potere economico, come sarebbe gioco facile dire e come rispondono i detrattori del governo in carica. C’è un punto di congiunzione, un anello mancante che detta precise responsabilità. C’è un libro uscito da poco, “Uscita d’emergenza”, scritto da Giulio Tremonti, un uomo che prima d’essere considerato un politico è un tecnico. Un passo di questo libro recita: “…per conservare i suoi interessi, la finanza arriva all’ultimo stadio, si mette a governare in presa diretta, facendo uso di tecnici e riducendo la democrazia. Emergono i segni di un nuovo fascismo, il fascismo finanziario”. Qui c’è il riassunto di una responsabilità politica, dell’assenza (più o meno colpevole) di un controllo da parte della classe dirigente che dovrebbe avere come faro, in campo di politica economica, il Titolo III della Costituzione relativo ai rapporti economici. Titolo che parla di lavoro, equità della retribuzione, diritti sindacali, proprietà privata, ma che non parla di argomenti più “scottanti” come la finanza o la moneta.

Rimedio a questa lacuna, la classe politica odierna non ne pone, anzi si potrebbe parlare di colpevole negligenza a 360 gradi. E se è vero che Rotschild (Banchiere) una volta disse: "Datemi il controllo sulla creazione di moneta di una nazione e non mi curerò di chi fa le leggi", c’è forse da preoccuparsi.

Nessun commento:

Posta un commento